BUON COMPLEANNO

E’ tutto pronto. Mancano solamente Alex e Simon ma non dovrebbero tardare.

Il Belvedere è strapieno di persone, tutti sono venuti a questo importante appuntamento, un segno di riconoscimento e di amicizia nei confronti dei due "ragazzi".

I tendoni bianchi riparano dal sole accecante i convenuti, i tavoli sono imbanditi in maniera impeccabile e al centro risalta una bellissima torta.

Il tempo impiegato e la fatica fatta per organizzare questa grande festa è stata ben ripagata, speriamo che anche i due apprezzino.

Tutto era cominciato in una fredda sera di dicembre.

La cena era stata ottima, il vino di Vignamaggio aveva sortito il suo effetto, lo scoppiettio del focolare evocava ricordi del passato ed, in compagnia di Patty, Selly ed Andrew raccontavamo ai nostri figli le storie che spesso si erano sentite dai nostri nonni.

E‘ stato così che ci è venuto in mente ad Andrew ed a me di festeggiare l’ottantesimo compleanno di mio nonno Alex.

Navigo su Internet 5 alla ricerca di luoghi di scalata sempre più improbabili dove non ci sia superaffollamento alla fine decido, di provare a chiedere la disponibilità per il Rougeon, famosa falesia del sud della Francia.

Anche Andrew è d’accordo.

Entro la settimana prossima dobbiamo decidere i giorni delle ferie estive ’32. In questa occasione festeggeremo il compleanno di Alex sperando di fargli una bella sorpresa.

Decido quindi di inviare una richiesta di prenotazione per una settimana dal 5 al 25 luglio al CCEF, centre de coordination escalade française, ed aspetto fiducioso la risposta di disponibilità.

In breve arriva sul monitor l’e-mail di risposta, ci sono posti liberi per scalare solo nella settimana dal 9 al 15 e nel dettaglio l’elenco delle vie:

sabato 9 e domenica 10 luglio’32 " 5 vie di 200 metri disponibili per due cordate, costo 500 Euro;
lunedì 11 luglio " 3 vie di 250 metri solo per una cordata veloce per l’arrivo di una perturbazione pomeridiana, costo 400 Euro. ;
martedì 12 luglio " temperatura in diminuzione, pioggia per tutto il giorno, impossibile arrampicare, anche nel grottone tutte le vie sono già prenotate ;
mercoledì 13 luglio " sono ancora libere 5 vie di 200 metri ma disponibili solo per una cordata, costo 500 Euro.;
giovedì 14 luglio " decennale della costituzione de CCEF, è vietata la scalata su tutto il territorio nazionale ;
venerdì 15 luglio " un posto libero per una cordata sulla via Lady D., difficoltà 4a costo 300 Euro..

Totale 1.700 Euro per salire le vie in questa settimana.

Per noi in questo periodo non dovrebbero esserci grossi problemi di lavoro con i colleghi per accordarsi sul periodo di ferie, d’altronde lavorando oramai da anni attraverso il terminale si riesce a fare lezione anche da fuori città.

L’unico problema sarà per i giorni 14 e 15, preparerò i tests di efficienza per gli studenti in anticipo e li invierò la mattina stessa prima di scalare, al pomeriggio controllerò i risultati.

Dopo un breve consulto sulle vie proposte con Andrew decidiamo che non è poi tanto male il programma e quindi mandiamo via la prenotazione con il dettaglio delle preferenze, il numero della carta CCEF per l’addebito della caparra di 1.000 Euro comprendente la tassa per l’uso delle falesie.
In breve tempo rientra la conferma della prenotazione e mi viene inviata pure la tessera magnetica indispensabile per scalare.

Ora abbiamo tutto il tempo per organizzare la settimana pensando ad Alex.
Innanzitutto dobbiamo cercare il modo di farlo venire su con noi e poi ricercare i suoi vecchi amici di un tempo per fargli veramente una sorpresa.
Penso che la cosa migliore sia parlare con il suo vecchio compagno Simon per vedere se, attraverso lui riusciamo ad organizzare il tutto.

Simon è il compagno di scalate di Alex da moltissimi anni, hanno compiuto innumerevoli ascensioni molte delle quali nessuno è a conoscenza, hanno inoltre molti interessi in comune ed insieme hanno trascorso molto del loro tempo libero, è però un po’ scorbutico come del resto molti alpinisti di quel periodo, speriamo di trovarlo in un momento di buona disponibilità
Lo chiamo al videocellulare e lo trovo sulla Mer de Pierre, ghiaione che una volta era di glace.

"ciao Simon sono Frank hai un attimo di tempo vorrei parlarti ? ""
"Proprio ora dovevi venire a disturbare, non si può proprio più stare in pace da nessuna parte !"
"scusa ma perché non spengi il terminale ?"
"Frank non fare il finto tonto, lo sai che devo stare sempre acceso altrimenti dopo un certo tempo mi fanno pagare la soprattassa per averlo spento, comunque ormai che ci sei dimmi che cosa vuoi."
"avrei bisogno del tuo aiuto per organizzare una festa per Alex in occasione del suo compleanno, vorrei invitarlo in montagna, magari a scalare"
"Senti Frank la cosa è un po’ complessa, possiamo riparlarne quando torno in città, altrimenti mi arriva una bolletta stratosferica, sai mi hanno scoperto e non ho più il software che mi consentiva di chiamare gratis."
"Va bene, puoi chiamarmi appena torni a casa ?"
"D’accordo ti chiamerò al più presto !"

Domani andrò a casa di Simon, speriamo che parlandoci di persona riesca a convincerlo a collaborare nell’organizzazione della festa.
Simon abita in una bella mansarda alla periferia della città circondato però da alti palazzi che oscurano parte del cielo.
La sua è rimasta l’unica casa del quartiere soffocata in mezzo ad una infinità di condomini di almeno dieci piani.
La stanza è illuminata da due grandi finestre contrapposte ricavate sul tetto, sui muri dei due palazzi Simon ha disegnato le sue montagne più amate.
Sul lato a nord si può vedere la cima Grande di Lavaredo con tracciate le tre vie classiche che hanno fatto la storia dell’alpinismo, su una di queste vie ha addirittura sistemato delle prese artificiali sulle quali è possibile salire arrampicando come se fossimo realmente nel secolo scorso, sull’altra parete, la più solare si riconosce la sagoma inconfondibile del Grand Capucin che si staglia dal ghiacciaio della valleé Blanche, ormai la pittura è diventata una riproduzione storica di un posto che si è completamente modificato.

"Simon sono Frank, posso salire ?"
" vieni pure ma stai attento a dove metti i piedi ho ancora un po’ di disordine."
"come stai è tanto che non ci vedevamo ?"
" lascia perdere con queste domande del cazzo e dimmi che cos’è questa storia !"
"Semplicemente che vorrei organizzare una grande festa per il compleanno di Alex come ti avevo già detto per telefono l’altro giorno, pensi che sarà possibile ?"
" Sai," mi dice Simon, " noi abbiamo fatto per tanti anni scalate su roccia e ghiaccio cercando preferibilmente pareti dove non vi fossero persone e cambiando spesso luoghi per vedere prospettive ogni volta diverse, amavamo andare alla ricerca delle vie anche senza le relazioni.
Ci entusiasmava l’idea che una parte della nostra attività fosse in qualche modo ancora lasciata al caso, senza che tutto fosse pianificato, organizzato e sotto controllo, volevamo vedere cosa c’era dietro l’angolo."

Lo vedo anche dallo sguardo molto perplesso ed insisto perché sono sicuro che senza di lui sarà impossibile qualsiasi cosa, "guarda che non si tratta di niente di particolare" gli dico "solo organizzare questa sorta di happening per trasmettergli la nostra felicità di aver intrapreso questa attività che per noi è molto importante per cercare di uscire dalla quotidianità".
" Non possiamo ormai sopportare la situazione attuale dell’andare in montagna o a scalare con tutte questi vincoli, non è nel nostro stile di vita., amiamo la libertà, il piacere della scoperta, e poi prima arrivare in cima ad una montagna era une delle poche conquiste in cui l’uomo non era aiutato dal progresso e dalla tecnologia.
Vorrei leggerti una di quelle cose che Alex amava scrivere al ritorno dei nostri se pur brevi viaggi, è del novembre 1996:"

Sto aspettando Simon di ritorno dal rifugio Serristori dove è andato per recuperare i sacchi a pelo lasciati stamattina pensando di poter ripassare a prenderli.
E’ già buio da più di un’ora e non arriverà prima delle 21.
La visita di ieri mattina a Pietramurata mi ha lasciato sconcertato, non mi ritrovo nella tipologia dei climber che frequenta questa e altre falesie simili, o forse il fatto di essere vicini alle Dolomiti che mi fa pensare alla montagnamontagana e non apprezzare le comodità ed il sole di Arco.
In ogni caso penso che si debba coniare un nuovo modo di chiamare chi frequenta le palestre di roccia superspittate e comode da raggiungere, forse si potrebbe parlare di arrampicatori turistici.
Sulla parete erano presenti un’infinità di persone impossibili da contare, si vedevano autentici grappoli umani ad ogni terrazzo di sosta.
Anche sulla via che avevamo deciso di fare la folla incalzava alle soste.
All’attacco abbiamo bruciato allo sprint una coppia di teutonici, lui anzianotto (sopra i 55), lei giovane e tondetta (forse 22), andando con il solito nostro ritmo ci siamo trovati alla sosta 3 con due mantovani, con qualche problemuccio forse dato dallo zaino un po’ ingombrante, che abbiamo superato con un sorpasso da pilota di formula 1.

Alla sosta 4 questa volta c’erano due ragazzotte tedesche niente male ma, pur essendo sulla via "dell’amicizia", l’obiettivo nostro non era quello di socializzare bensì levarci al più presto dal caos del traffico così che siamo direttamente andati in sosta cinque con un tiro di novanta metri.
Anche qui abbiamo trovato compagnia, due ragazzi di Dro ai quali avrei voluto chiedere informazioni sulla ferrata del Monte Casale, quella smantellata da Mountain Wilderness, e di Bombardelli, il progettista, ma incalza sempre di più la voglia di uscire dalla via che ho evitato domande e in meno di due ore siamo tornati alla macchina.
Questo tipo di scalate non riescono più ad entusiasmarmi e anche se il posto è ameno e bello per provare un po’ di emozioni alle prime esperienze di arrampicata penso che non tornerò più al "rocciodromo".
Dunque con gran piacere siamo partiti alla volta di Solda per la salita della parete nord della cima Vertana.

Fuori stagione alle 16 il paese sembrava disabitato ma la fortuna ha voluto che l’unica persona in giro fosse il gestore del rifugio Serristori al quale abbiamo chiesto informazioni sul locale invernale e sulla situazione alpinistica.
Poi con i nostri zaini stracarichi siamo partiti verso il rifugio ben consapevoli che saremmo arrivati a buio visto che ci vogliono circa due ore per la salita.
La salita ha avuto il suo fascino con la notte che scendeva piano piano e i colori che lentamente si attenuano per arrivare ad un grigio quasi uniforme fino al nero scuro, a questo punto pur riuscendo ad individuare il sentiero dalla conformità del terreno abbiamo acceso la pila.
Inizialmente la sensazione è stata quella di vedere tutto azzurro, per diverso tempo ero stato al buio, poi la fioca luce ha riportato i colori al naturale se pur molto attenuati.

Il cielo ha cominciato a cospargersi di stelle e pian piano è apparso completamente pieno, la notte limpidissima e l’assenza di inquinamento luminoso mettevano ancora più in risalto la volta celeste.
Durante la salita i ricordi più volte mi hanno riportato al viaggio in Karakorum, sono ormai passati cinque anni ma tutto mi sembrava molto presente, tante erano le similitudini e analogie seppur il luogo molto più familiare.
Ho ricordato a lungo le serate trascorse allora fuori della tenda ad ascoltare il silenzio delle montagne e il rumore del ghiacciaio, ad osservare l’ambiente circostante, la voglia di ritornare si è fatta insistente, ma ancora non eravamo al rifugio e lo zaino mi sembrava pesasse sempre di più.
Nel locale invernale del rifugio abbiamo trovato anche il gas con i fornelli, peccato che , come al solito, non avessimo niente con noi né da cucinare né per mangiare , è stato veramente un errore non sfruttare un posto così accogliente !.

Appena dopo le venti siamo entrati nel sacco piuma e la notte è trascorsa tranquilla.
La sveglia ha suonato alle 5.30 forse un po’ tardi per affrontare la parete Nord.

Ancora con il buio ci mettiamo in cammino sulla neve bella dura, la luce del giorno comincia ad illuminare i profili delle montagne dintorno e si vedono le cime innevate sempre più definite. Il canale di salita della parete ci appare in tutta la sua imponenza.
La parte inferiore presenta dei bellissimi seracchi azzurri e verticali, mentre i due terzi superiori continuano verso la cima con una pendenza di circa 45/50° mentre ci avviciniamo all’attacco la neve si fa più morbida e noi osserviamo con più attenzione i dettagli della parete per stabilire l’itinerario da seguire durante la salita.
L’avvicinamento alla base ci ha portato via due ore e trenta contro un’ora programmata e questo ci ha fatto pensare che anche i tempi di salita sarebbero stati superiori a quelli previsti e che forse la luce del giorno non sarebbe stata sufficiente per il ritorno.
Con il primo tiro di corda abbiamo affrontato il seracco sulla parte destra dove questo si presentava meno verticale, il ghiaccio molto duro ci ha subito fatto intuire la fatica che ci aspettava per salire. Usciti dal seracco la pendenza è diminuita, il ghiaccio è diventato più morbido ma ad ogni piccozzata la fatica aumentava in maniera esponenziale , la parte finale poi su neve crostosa è stata veramente dura.

Arrivati sulla cresta avevamo due possibilità per la discesa, o per la cresta NE o risalire la cresta Sud fino ala cima della Vertana e poi scendere in qualche modo.
Mi sono sentito veramente a pezzi, i quadricipiti e i polpacci prendevano fuoco, all’ultima sosta mi sono quasi assopito, mi sarei anche addormentato volentieri ed ho provato ad immaginare cosa si può provare scalando le grandi montagne e come può essere facile non riuscire a ragionare quando la stanchezza prende il sopravvento. In certi momenti non ti interessa più niente ma solo il modo più veloce per uscire da certe situazioni.
La cresta NE ci è sembrata orrenda quindi abbiamo deciso di salire alla cima anche se questo ci avrebbe poi allungato la discesa ma ci sembrava la soluzione più logica.

Dalla croce posta sulla cima il panorama è veramente stupendo, in primo piano l’Ortles e il Gran Zebrù e poi a 270° si vedono un’infinità di montagne innevate, gli ultimi tornanti che salgono allo Stelvio, il lago della Muta e di Resia sembrano un quadro disegnato da un pittore naïf, a sud la pianura immersa nella caratteristica cappa di fumi.
Decidiamo di ripartire in fretta anche se la stanchezza è molta e le gambe si muovono a fatica, dobbiamo scendere almeno 1200 metri per raggiungere le tracce che si intuiscono in fondo alla vallata ed essere tranquilli anche nel caso che sopraggiunga il buio.

Scendendo verso valle siamo costretti a spostarci continuamente per evitare pendii o salti verticali per poi arrivare fino ad un largo pianoro. La neve comincia ad allentarsi, tutto ad un tratto si passa dal riverbero accecante del sole all’ombra e al freddo della valle che si restringe.
In alto le cime sono ancora riscaldate dal sole.
Si ritrovano le prime tracce e i segni rossi del sentiero, siamo ormai nella valle di Rosim, in tarda sera raggiungeremo Solda.

" Hai capito ora quale era il nostro spirito ?
Ora negli ultimi anni ci siamo dovuti dedicare, come dire, all’alpinismo di rapina.
Forse ci sentiamo ancora ragazzini o ci illudiamo di esserlo nonostante tutto, sta di fatto che vorremmo poter circolare liberamente per montagne e falesie senza pagare né dover chiedere permessi.
Abbiamo fatto così per tanti anni e non riusciamo a normalizzarsi."
"Scusa Simon ma non ho ben capito questa storia dell’alpinismo di rapina, cosa fate andate a rubare i rinvii sulle vie o le corde dagli armadietti ? puoi essere più chiaro".

" E va bene, alla soglia degli ottanta anni, con vari acciacchi fisici soprattutto a carico degli arti inferiori a causa delle infinite discese su sentieri impervi, siamo ancora in grado di arrampicare su difficoltà fino al sesto grado e questo ci basta.
Senza destare sospetti, anche per la necessità di usare la giannetta, ci avviciniamo alle pareti e nelle pause pranzo di quelli che una volta si chiamavano istruttori di alpinismo, di soppiatto iniziamo ad arrampicare evitando ogni controllo."
" Ma sapete che se vi beccano rischiate veramente grosso ? e come fate a non fare suonare gli allarmi collegati alla centrale."
" naturalmente non usiamo né i rinvii delle vie né le soste."
" Ma siete dei pazzi, la vita non via ha insegnato niente, quando le regole ci sono vanno rispettate, una volta queste cose, ho letto da qualche parte, le dicevano gli anziani, e poi come vi proteggete per salire, ogni volta rischiate l’osso del collo ?"

" Guarda Frank che non durante le nostre avventure in montagna con Alex raramente abbiamo rischiato di morire, i rischi più grossi li abbiamo sempre corsi nei viaggi in macchina al ritorno, soprattutto sull’Appennino e poi abbiamo sempre cercato di scegliere gli itinerari che più ritenevamo esenti da pericoli oggettivi.
Per proteggersi nelle salite abbiamo quegli attrezzi che voi vedete nei libri di alpinismo, nuts, friends, ski"hock che fanno parte del materiale dimenticato o perduto dagli alpinisti degli anni novanta e che noi custodiamo gelosamente, per le soste usiamo delle fettucce o cordini insieme agli altri oggetti.
Credimi è veramente favoloso e di una grossa soddisfazione, lo sai quale è il grosso problema ?"
"credo non farsi scoprire"
" macché !"
" E’ che ad ogni salita dobbiamo abbandonare un bastone che non possiamo portarsi dietro e poi bisogna ricordarsi di togliersi la dentiera per non correre rischi in caso di volo.
Quando smetteremo di arrampicare e saremo in pensione faremo il giro per recuperarli tutti."

"E’ incredibile, chi può immaginarsi delle persone simili"
"Ad ogni modo la tua idea in un certo senso mi piace, ti manderò gli indirizzi degli amici e vedrò di fare il possibile per convincere Alex ad accettare l’idea di andare in Rougeon senza spiegargli troppe cose."
"Va bene ti ringrazio ci sentiamo presto."

Sono rimasto favorevolmente impressionato dall’incontro con Simon penso proprio che ce la farò, certo hanno veramente uno spirito anarchico altro che demenza senile.
Credo sempre più che per chi l’ha vissuto direttamente il sessantotto ha lasciato un bel segno nella loro generazione, anche se tutto questo non torna con ciò che abbiamo studiato sui libri di scuola negli anni sorsi.
Finalmente siamo arrivati al momento della partenza. questa sera la navetta del CCEF verrà a prenderci a casa.

Ho già avvisato, con l’aiuto oltre che di Andrew anche di Patty e Selly, le nostre due compagne, gli amici di Alex molti hanno risposto all’invito e ci troveremo sul Belvedere il pomeriggio del 14 luglio.
Alle ore 20.00 puntualissima arriva la navetta, noi quattro con i bagagli con gli effetti personali saliamo accolti da calorosi ringraziamenti da parte dello chauffeur.
Il viaggio è comodissimo, riusciamo a dormire e riposare ed arriviamo presto all’Esplanade.
Dopo la colazione alle 8.30, ora stabilita dal programma, ci presentiamo alla sede del CCEF dove ci viene fatto un test attitudinale, insieme alle analisi cliniche visto che l’ultimo controllo risaliva a sei mesi orsono.

Ho avuto qualche perplessità nel ricordare il nome del Presidente dell’associazione e mi sono fatto suggerire da Selly quello degli sponsor che attrezzano le vie e quello dell’organizzazione delle prenotazioni.
Superato l’esame tutti i dati vengono registrati sulle nostre cards e posiamo finalmente salire sull’impianto che ci porterà all’attacco della via programmata.
Scesi dal mini shuttle ci dirigiamo verso gli armadietti, infilo la tessera su quello con scritto il mio nome e prendo imbracatura, scarpe e corda.
All’attacco della via "non date retta al Bonzo" ci presentiamo all’istruttore che ci controlla la chiusura dell’imbracatura, il nodo di chiusura e l’abbigliamento.

Inserisco quindi la card nella feritoia ma stranamente rimane accesa la luce rossa, il titolato mi guarda con sospetto ma gli garantisco che tutto è in regola.
La prenotazione e la salita l’abbiamo pagata, il controllo l’abbiamo fatto in ufficio dunque non devono esserci problemi.
Emozionato e con la mano tremante riprovo a ripetere l’operazione nella speranza che questa benedetta macchinetta si decida a funzionare.
Tiro un grosso sospiro di sollievo nel sentire il bip e vedere la luce verde che ci da il via libera.
Anche in titolato sorride e ci saluta cortesemente.

Inizio a salire la via su una placca abbastanza facile, gli anelli con i moschettoni nuovi brillano al sole ed indicano chiaramente il percorso della via.
Arrivo senza grosse difficoltà alla sosta mi assicuro e mi siedo comodamente per recuperare Patty.
Anche Andrew e Selly arrivano velocemente.
I tiri successivi non ci creano particolari problemi e procediamo rispettando i tempi dichiarati.

Le difficoltà si presentano al quarto tiro.
Dopo aver superato un piccolo strapiombo, apparentemente difficile, ma con grosse tasche non subito evidenti mi trovo a dover affrontare una placca tecnica con tacchette minuscole dove bisogna aver buona resistenza e uso corretto dei piedi.
Non riesco ad alzarmi quel tanto che mi consentirebbe di arrivare ad una presa che m sembra netta.
Cerco di fidarmi dei piedi ma poi torno indietro.
Alla fine decido che è meglio qualche punto di penalizzazione per aver preso in mano il rinvio che per il ritardo.
Afferro con la mano sinistra in rinvio consapevole che appena avrei cominciato a tirare questo si sarebbe messo a suonare cosa che regolarmente succede e vado con la destra a cercare la presa che avevo visto da sotto ma mi ritrovo in mano uno stondo incredibile e inevitabilmente volo !
Porca miseria come sono stato stupido a non aver visto appena più a destra una grossa lama, chissà quanto pagherò per questo errore.
Stanco e con una depressione incredibile arrivo alla fine delle difficoltà e della via e aspetto con ansia la risposta del terminale agli errori commessi.

Trepidando e con rabbia caccio la card dentro la fessura, dopo alcuni secondi che sembrano un’eternità ecco che arriva la risposta.
Mi sono "beccato" 250 punti : 50 per il rinvio, 150 per il volo, 50 per il ritardo rispetto al tempo concesso, 500 Euro
per le sollecitazioni causate al materiale più un giorno di squalifica da scontare nella prossima uscita.
Devo stare molto attento nei prossimi giorni perché sono già ad 850 punti negli ultimi due mesi ed un prossimo errore potrebbe causarmi diversi giorni di sospensione.
Ripongo tutto il materiale nell’armadietto e passo direttamente nei box delle docce appositamente predisposti alla fine di ogni via.

I giorni successivi tutto procede abbastanza regolare, io colleziono solamente 50 punti, Andrew limita i danni a 80 punti e 100 Euro ma senza squalifiche, le ragazze sono state fatte salire sempre da seconde con il paranchino che si trova alle soste ma questo è regolare e concesso alle donne.
La sera di martedì 13 arrivano finalmente Simon ed Alex con la loro Fiat uno marrone.
In paese tutti si accalcano per vedere questa auto d’epoca ancora funzionante nonostante gli oltre settecentomila chilometri quasi tutti percorsi per andare in montagna, piena sui sedili posteriori di quattro zaini vecchissimi e rattoppati.

" In dodici ore siamo arrivati da voi, dice Simon, senza soste direttamente da casa e non siamo neanche stanchi ".
"Avete una bella resistenza, complimenti, ma andiamo, avrete bisogno di un po’ di riposo, vi accompagniamo in albergo"
" neanche a parlarne abbiamo la nostra mitica tenda che non possiamo abbandonare, andiamo a montarla Alex !"
"ma state scherzando ?, non sapete che ormai il campeggio ed in particolare quello selvaggio e vietatissimo da dieci anni"
" non importa, alla tenda non rinunciamo, preferiamo rischiare, se volete possiamo darci un appuntamento per domani pomeriggio perché in giornata abbiamo un impegno importante "
"Va bene, come volete, ma nascondetevi bene non vorrei che i sorveglianti vi vedessero, vi aspettiamo domani alle 15 nel piazzale del Belvedere."
" Ciao a tutti. "

"Simon non provi un po’ di emozione a tornare dopo tanti anni quassù ?
ti ricordi quando venimmo qua nel 97 ?, che belle giornate e che emozione al primo tiro della Demande quando nel diedro del primo tiro ti ballavano le gambe per via della mancanza di protezioni.
Soffrivamo un po’ dopo tutte le notizie tragiche di quell’infausto anno e poi, oltre a tutto, abbiamo accusato per diversi anni di varie sindromi."
Già è vero, dopo periodi di frequentazione di palestre si arrivava al primo tiro con la paura di volare senza avere lo spit ai piedi e quella era la sindrome da palestra, quando poi tornavamo in palestra dopo un lungo periodo di montagna ci prendeva la sindrome da montagna cioè la paura di volare anche se le vie erano ben protette.
"E’ vero, è vero sai che non me lo ricordavo quasi più, e quando si facevano le analisi sulle capacità amatorie delle donne che frequentavano soprattutto le palestre di roccia, quante cazzate abbiamo detto"
si di ognuna cercavamo di immaginare in quale attività erotica sarebbe stata più brava a seconda delle capacità di scelta e decisionali che riusciva a dimostrare.

"Ti ricordi Simon, c’era chi non sapeva su che via fosse né cosa fossero i gradi di difficoltà, spesso in montagna non sapevano neanche che cima avessero salito neanche se questa fosse il Campanil Basso noi le chiamavamo le passive sessuali."
Comunque credo che sia meglio smetterla con queste storie, troppe cose sono cambiate ed indietro non si torna, e poi non vorrei commuovermi, pensiamo piuttosto a cosa faremo domani e come faremo ad arrampicare visto che ci sarà un gran controllo per via della festa del CCEF.
Io direi di andare a calarsi dal settore che si chiamava SENSUAL, dovrebbero ancora esserci i pini per passare le corde poi potremmo risalire per la via "le dernier Siecle", la fessura che taglia tutta la parete potrebbe essere l’ideale per poter usare tutta la nostra attrezzatura e non farsi vedere e scoprire da nessuno.

Credo che possa essere una decisione saggia, si potrebbe addirittura dormire all’attacco della via e partire prima che arrivino i controllori.
"Va bene sono d’accordo mangiamo qualcosa e poi andiamo."
La mattina successiva prima che arrivi il controllore riusciamo a superare gli sbarramenti senza fare suonare gli allarmi, lasciamo il bastone nascosto dietro un masso ed iniziamo a calarci utilizzando robusti alberelli.
Arriviamo all’attacco della via e silenziosi come al solito partiamo.
In tanti anni di salite non ci siamo mai chiamati né abbiamo mai urlato, siamo stati una delle cordate più silenziose in assoluto, siamo sempre riusciti a percepire la situazione e ciò che sta facendo il primo di cordata dalle movimenti della corda.

Siamo riusciti a capire dalla velocità di scorrimento e dalle vibrazioni le difficoltà che via via si incontrano.
Non abbiamo mai urlato molla ! o recupera ! o libera! e tutto è sempre filato perfettamente.
Iniziamo ad arrampicare e durante la salita non si incontrano difficoltà tranne il dover cercare di mimetizzarsi ogni qualvolta si sente il rumore dell’elicottero in perlustrazione e queste attese ci fanno perdere un po’ di tempo nella salita.
Siamo agli ultimi metri di salita e dobbiamo stare molto attenti perché l’uscita è quasi direttamente sul piazzale.

Alcuni metri prima dell’uscita deviamo su di una placca bellissima lavorata dall’acqua che termina con un cespuglio di macchia mediterranea vicino a dove abbiamo lasciato stamattina il bastone.
Da lì recupero con tutta tranquillità Simon che si gode l’ultimo tiro di
Rifacciamo il materiale che lasciamo nascosto fra i cespugli per poi passare a riprenderlo in serata quando la sorveglianza si sarà allentata.
Simon," dico" ora bisogna stare molto attenti nell’uscire nel piazzale abbiamo fatto tutto bene non vorrei che ci rovinassimo nel finale.
"Non ti preoccupare, dammi la roncolina, taglio due frasche per nascondere meglio il materiale."

Aggiriamo alcuni grossi massi ed arriviamo nel Belvedere.
" Ma che cosa è successo dall’ultima volta ? non è possibile " esclamo.
Forse stiamo sognando, non ci avrà mica dato noia il vino che abbiamo bevuto durante la via ?
no purtroppo è proprio tutto vero, il Belvedere tutto livellato ed asfaltato, che incredibile visione.
Al margine delle pareti delle micidiali macchinette tipo quelle che una volta usavano in Dolomiti per il Superski, e i box per riporre il materiale, e poi i locali per le docce.
Non posso crederci.

Stanchi ma soprattutto sbigottiti dallo spettacolo decidiamo comunque di avvicinarsi zoppicando al centro del piazzale dove vediamo un capannello di persone.
Frank ci viene incontro correndo e ci abbraccia
"sono felicissimo che siate arrivati, vi aspettano tutti"
" tutti !" dice Alex
"si c’è un gran quantità di amici vostri e vi stanno aspettando per festeggiare"
" ma che cazzo vuoi Frank ti pare che ci sia tanto da festeggiare in questa situazione, non vedi come siamo ridotti e che cosa siamo costretti a fare alla nostra età per poter scalare ancora ti sembra che tutto questo possa funzionare e per voi che siete giovani è una bella soddisfazione ?".

"Non vedo cosa ci sia di strano per noi è sempre stato così."
"Ma si forse hai ragione le responsabilità di questa situazione è soprattutto nostra che non siamo stati abbastanza combattivi quando abbiamo iniziato ad accorgersi che le cose stavano cambiando.
Ma qualcosa abbiamo cercato di fare, forse poco e molto abbiamo sbagliato e sottovalutato."
" Cosa vuoi dire spiegati meglio."
"I guai sono iniziati tra la fine de secolo e i primi anni del terzo millennio, più o meno è coinciso, se non ricordo male, con l’inizio del governo dell’Ulivo e la fine del Comunismo.

Da allora poiché la "sinistra" era al governo andava quasi tutto bene, molti pagavano volentieri le tasse e i vari balzelli che venivano imposti senza mai protestare ma facendolo sommessamente, anche i Rifondatori (sinistra storica) non ci credevano più di tanto e tutto era diventato soft.
Gli accordi avvenivano anche fra fazioni politiche diverse anche se la stampa li chiamava dispregiativamente inciuci.
Sembrava allora che non esistesse più nemmeno il diritto di sciopero, cosa che puntualmente è successa grazie alla complicità della Triplice (sindacati confederali di allora) che poi si è sciolta.
Le case del popolo dopo anni di tombole erano state cedute alla Fininvest, non essendoci più giovani disposti a fare il volontariato.
Già anni prima c’erano stati tentativi di normalizzare e regolamentare tutto anche in altri ambiti.

Mi ricordo delle targhe alterne, dell’imposizione del casco per i motociclisti e per i ciclomotori, le cinture di sicurezza, dei divieti di circolazione per certi tipi di vetture chiamate non ecologiche, l’obbligo dell’air"bag.
E così via fino ad obbligare a fare corsi e prendere brevetti per tutto, sci di pista, deltaplano, parapendio, canoa, pesca sportiva , mountain bike, roller blade, e pattiini a rotelle
Per quello che riguarda l’ambiente ne sono successe di cose in quegli anni, anche le grandi manifestazioni ecologiche sono state vietate.

I soci rimasti di LEGAMBIENTE sono deceduti con la mega Transgoletta Verde per intossicazione alimentare mentre festeggiavano il cinquantenario della fondazione nel mar dei Sargassi, i dieci componenti di GREENPEACE sono precipitati dalla mongolfiera sulla città di Londra per la rottura di un moschettone durante una esibizione di protesta contro l’uso dell’utilizzo delle bottiglie di plastica per l’acqua minerale e Carlo Alberto Pinelli, ormai unico rappresentante di MOUNTAIN WILDERNESS, è stato visto l’ultima volta su un aquila nera mentre sperimentava nuove tecniche per il recupero del materiale dimenticato dagli alpinisti nel ghiacciaio del Baltoro nel 1999."

" Ma scusa tanto perché siete stati tutti a guardare, forse vi andava bene così, o non avevate voglia e pensavate soltanto ad andare in montagna ?"
"noi abbiamo partecipato a tutte le lotte nel sessantotto da studenti, e poi di conseguenza anche nel lavoro prima con i sindacati poi con i comitati di base e sai a cosa è servito tutto questo ? ci ha portato al blocco della contingenza e del salario, a lavorare fino a settantacinque anni, ............. , per questo ci siamo allontanati dai problemi reali e abbiamo pensato molto alla montagna.
Avevamo proposto al CAI di abolire per 10 anni i corsi di alpinismo, eravamo già troppi allora, meno persone imparavano più spazio ci sarebbe stato per tutti.

Ma nonostante le lettere e gli incatenamenti penzoloni ai monumenti storici, mi ricordo la calata di protesta da Palazzo Vecchio nel ’99, niente.
Per tutta risposta il sodalizio ha continuato a sfornare istruttori di alpinismo e istruttori nazionali reperiti fra le persone disponibili e che quindi avevano poco tempo per andare in montagna, diventando quindi più dei teorici che esperti di montagna.
Che poi sono gli attuali controllori titolati delle vie, bella fine !
Comunque oramai la frittata è stata fatta e non si può tornare indietro, e poi se voi accettate questa situazione affari vostri."

" Ora però dovete venire vi aspettano, ci sono i vostri amici di una volta, scalatori prevalentemente che hanno accettato questo invito."
Simon guarda in faccia il Alex come a chiedergli di accettare l’invito per fare piacere ai ragazzi, si lanciano occhiate furtive, poi , avendo capito dagli sguardi di Simon la risposta si incamminano verso il centro del piazzale dove si intravede un grosso capannello di gente.
Appena il gruppo vede arrivare i due si apre un varco ed iniziano ad intravedere i tavoli preparati.
Simon e il Alex cominciano a riconoscere tutti gli amici presenti.
All’interno del circolo sopra il grande tavolo apparecchiato sulla bellissima torta sono stilizzate con fili di cioccolata grandi montagne e alla base c’è scritto :

CORAGGIO

GLI ANNI PIU’ DURI SONO I PRIMI OTTANTA !



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